Mauro Bolognini
Mauro Bolognini nasce a Pistoia il 28 giugno 1922, nella casa di famiglia in via Dalmazia. Studia architettura e consegue la laurea a Firenze, prima di passare al Centro sperimentale di cinematografia di Roma, dove frequenta i corsi di scenografia. Diplomatosi, si orienta verso la regia e affina il mestiere facendo l’aiuto di Luigi Zampa e poi, in Francia, di Yves Allégret e Jean Delannoy. Iniziò l’attività registica segnalandosi tra il 1955 e il 1958 con bozzetti di un tardo neorealismo: Gli innamorati (1955), Giovani mariti (1957).
L’incontro con Pasolini sceneggiatore gli aprì la strada a maggiori ambizioni con film come La notte brava (1959), Il bell’Antonio (1960), La giornata balorda (1960), anche se l’impegno letterario si stemperò poi troppo spesso in gusto calligrafico con Senilità (1962), Agostino (1962), Bubù (1971), Per le antiche scale (1975), L’eredità Ferramonti (1976). All’atmosfera in costume e al clima pittorico toscano del suo film La viaccia (1961) si riallacciò nel 1970 con Metello, dove la struttura storico-sociale del romanzo di Pratolini gli consentì un’evocazione equilibrata e solida: la sua migliore.
Tra gli altri suoi film si ricordano: Imputazione di omicidio per uno studente (1972), Libera, amore mio! (1973), pellicola subito ritirata per problemi politici, Fatti di gente perbene (1974), La storia vera della signora dalle camelie (1981), La venexiana (1986), Mosca addio (1987) e La villa del venerdì (1991).
Fin dai primi anni settanta Bolognini si è dedicato anche a varie regie liriche, fra le quali Norma di Bellini al Teatro alla Scala di Milano (scene di Mario Ceroli, 1972), per la stessa opera al Teatro Bolshoi di Mosca (1975), La fanciulla del West di Puccini all’Opera di Roma, Aida al Teatro La Fenice di Venezia (1978) direttore Giuseppe Sinopoli (al suo debutto), o Pollicino di Hans Werner Henze (1995) al Teatro Poliziano di Montepulciano.